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manoscritto e inseriti nel contesto dell’autore, vanno segnalati tra virgolette basse [ « » ].
lingua italiana, si usi il corsivo.
1. Per il nome dell’autore e il titolo valgono le norme precedenti.2. Titolo della rivista in tondo tra virgolette basse « » preceduto dalla preposizione: in.3. Indicazione della serie (quando manca una numerazione unica e complessiva dei volumi), numero dell’annata o del volume (in cifre arabe) seguito dall’anno tra parentesi tonde. L’anno va posto fra virgole se l’intera citazione è già tra parentesi tonde..4. Pagine del contributo o del tratto di testo a cui si rinvia con « p. » o « pp. ». Si citi secondo la paginazione del periodico. Se si ha a disposizione solo l’estratto e si ha incertezza si precisi che la paginazione è dell’estratto.
ESEMPI: W. HAGEMANN, Le lettere originali dei dogi Ranieri Zeno (1253-1286) e Lorenzo Tiepolo (1268-1276) conservate nell’Archivio Diplomatico di Fermo, in «Studia Picena», 25 (1976), pp. 87-111: 100-110 (per la porzione di testo a cui si intende rinviare).DOCUMENTIVanno indicati nell’ordine il nome della città, dell’Istituto, il titolo del fondo e la segnatura; il titolo del fondo in carattere corsivo. Per la numerazione delle carte si adoperi preferibilmente l’indicazione « c. » o « cc. » piuttosto che « f. » o « ff. »; quando si dia il recto e il verso dei fogli si usino le abbreviazioni « r » e « v » (non « a » e « b » che servono a distinguere le colonne: ra, rb, va, vb).
ESEMPI:
Nel caso di eventuali appendici di documenti, si suggerisce di usare i seguenti caratteri:
a) data in tondob) regesto o notizia in corsivoc) segnatura archivistica in corpo minored) nelle note si usino i richiami a lettere, anziché a numeri.
Ove occorra, i singoli documenti, brani o pezzi, vengano numerati in cifre arabe.
ULTERIORI AVVERTENZE9. Si eviti di inserire nella serie dei numeri progressivi delle note il « bis » o altre note contrassegnate
con sistema diverso (ad es. con asterisco).
10. Elencando opere di uno stesso autore, si adoperi il punto e virgola come elemento di divisione e la
sigla IDEM o EADEM per il femminile (meglio ID. o EAD.,) prima del titolo successivo. Ivi, scritto in tondo, va utilizzato in riferimento allo stesso autore e allo stesso titolo della nota precedente (evitare, tuttavia l’orrendo Cf. Ivi, ma semplicemente Ivi, pp….), mentre Ibidem per indicare stesso autore, titolo e pagina della nota precedente.
11. Le abbreviazioni e le sigle di uso più comune sono: n. nn. (numero/i); nota e note per nota e note; f.
ff. (foglio/i); col. coll (colonna/e); v. vv. (verso/i); c. cc. (carta/e); ms. mss. (manoscritto/i); doc. docc. (documento/i); cf. (confronta); tav. tavv. (tavola/e); fasc. (fascicolo/i); ed. (edizione, edidit); trad. (traduzione); v. (vedi); n. s. (nuova serie).
12. Sono da evitare forme di abbreviazioni come queste: s. ss. (seguente/i, per l’estensione di pagine o
carte); op. cit., loc. cit. (opera citata, loco citato).
13. Sono, infine, assolutamente da evitare, sia per le monografie sia per i periodici, le indicazioni
bibliografiche incomplete, senza cioè tutti gli elementi identificativi precisati sopra.
14. Studi Maceratesi va citato riportando esattamente il titolo completo di ogni singolo volume: D.
PACINI, I «ministeria» nel territorio di Fermo (secoli X-XII), in Documenti per la storia della Marca. Atti del decimo Convegno di studi maceratesi (Macerata 14-15 dicembre 1974), Macerata 1976 (Studi Maceratesi, 10), pp. 112-172 e, in seconda citazione, PACINI, I «ministeria», pp. 124-129.