Anno 2019 - Centro Studi Storici Maceratesi - Macerata

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Anno 2019

INCONTRI E PRESENTAZIONI
25 ottobre: ricordato il Prof. Pio Cartechini
Presentato il volume di Studi Maceratesi a lui dedicato
Venerdì 25 ottobre, presso la Sala Castiglioni della Biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata, su iniziativa del Centro Studi Storici Maceratesi e con il patrocinio del Comune di Macerata è stato ricordato il prof. Pio Cartechini, fondatore e per 52 anni Presidente del Centro Studi, ed è stato presentato il vol. 53 di Studi maceratesi a lui dedicato.

Dopo l'introduzione dell'attuale Presidente Prof. Alberto Meriggi, si sono succeduti gli interventi del vescovo diocesano Mons. Nazzareno Marconi, del sindaco di Macerata Avv. Romano Carancini, dell'On. Irene Manzi, della direttrice dell'Archivio di Stato di Macerata Dott.ssa Fausta Pennesi, del Dott. Giancarlo Cartechini, del Prof. Pier Luigi Falaschi.

Il Prof. Giammario Borri ha presentato il volume n. 53 di Studi Maceratesi, dedicato al Prof. Cartechini come il Convegno Nuove indagini storico-archivistiche su Macerata e il suo territorio svoltosi nel 2017 di cui il volume contiene gli atti  [Testo della Presentazione].

Introduzione del Prof. Alberto Meriggi
Buon pomeriggio e un cordiale benvenuto a tutti voi, alle autorità presenti, e un grazie per essere intervenuti a questo incontro che il Centro Studi Storici Maceratesi ha organizzato, unitamente al Comune di Macerata, per ricordare il prof. Pio Cartechini che, come spesso amiamo sottolineare  nei  nostri  appuntamenti,  è  stato  uno  dei  fondatori del
Centro Studi nel lontano 1965 e per 50 anni ne è stato presidente, praticamente fino alla morte avvenuta tre anni fa.
Un grazie alla Direzione di questa Biblioteca per averci messo a disposizione questa sala.
Questo appuntamento risulta del tutto inusuale, inconsueto, per il Centro Studi perché per la prima volta viene presentato l’ultimo volume degli atti di un nostro convegno, non solo in occasione del successivo convegno annuale, come sempre è accaduto, ma anche in una circostanza precedente, che è questa, un'occasione creata appositamente.
Questo oggi accade perché il volume n. 53 contiene gli atti del convegno celebrato nel 2017, dedicato al prof. Pio Cartechini e anche il volume degli atti è a lui dedicato.  E’ la prima volta che un convegno e uno dei 53 volumi della nostra collana “Studi Maceratesi” vengono dedicati ad una persona. Ma questo è un caso particolare e di grande significato e valore per la nostra Associazione. Il convegno dedicato a Cartechini si tenne all’abbazia di Fiastra, ma il Direttivo, anche su suggerimento del Comune di Macerata, ha deciso di organizzare un altro evento qui in città, dove il prof. Cartechini è vissuto e dove ha lasciato la maggiore impronta di sé e dove il Centro Studi ha la sua sede.
Del resto Pio Cartechini ha dimostrato per tutta la sua vita un grande attaccamento a questa città.
Qui si è laureato in Giurisprudenza e qui svolse uno dei suoi primi incarichi come bibliotecario.
A Macerata nel 1962 assunse la direzione dell’Archivio di Stato che mantenne per trent’anni fino al pensionamento. In questa Università è stato docente di Archivistica, dopo aver ottenuto l’anno precedente l’incarico di prestigio ad Ancona di Soprintendente archivistico per le Marche, incarico che però abbandonò per la sua grande passione che era il lavoro all’interno dell’Archivio di Stato di Macerata e per l’impegno in altri archivi della provincia come quelli di Camerino e Cingoli. Membro dell’Accademia dei Catenati di Macerata, è stato a lungo nel Direttivo della Deputazione di Storia Patria per le Marche e si deve soprattutto a lui se oggi a Macerata c’è la Biblioteca Statale, già Nazionale di Napoli. [CONTINUA]

14 settembre:
Giornata di studi
in ricordo di Giuseppe Tirelli
Il Centro Studi Storici Maceratesi ha ripreso la propria attività culturale dopo la pausa estiva con una interessante Giornata di Studi che si è tenuta a Morrovalle il 14 settembre per ricordare Giuseppe Tirelli (1813-1887), patriota, politico e illuminato proprietario del luogo. L’evento è stato organizzato con la collaborazione del Comune e dell’Archeoclub di Morrovalle. L’Amministrazione locale, guidata dal sindaco Stefano Montemarani, ha accolto con entusiasmo la proposta di ricordare Giuseppe Tirelli, un importante personaggio di origini modenesi, poi trasferitosi a Morrovalle, cittadina in cui è vissuto negli ultimi anni della vita, lasciando segni importanti della sua presenza.
Già a Modena il Tirelli si distinse all’interno di quella borghesia e aristocrazia illuminata cui si devono i primi moti risorgimentali rivoluzionari del 1831, ai quali partecipò al fianco del celebre Ciro Menotti. Subito dopo l’Unità d’Italia ebbe inizio la sua brillante carriera politica. Nel 1862 lo troviamo già insediato come prefetto di Forlì prima e poi dell’Aquila. Nel 1863 venne nominato a capo della Prefettura di Macerata, incarico che svolse fino al 1867 e in cui si dimostrò, fin dall’inizio, acuto e sensibile osservatore dell’accattivante bellezza della terra marchigiana e della sua ricca campagna che in quel momento sembrava rappresentare la rinnovata visione economica dell’agricoltura, molta cara al Governo unitario. Tornato a Modena nel 1867 e prima di ripartire per la Sicilia come prefetto di Messina, Giuseppe Tirelli acquistò nella campagna di Morrovalle, con l’aiuto di due amici, il morrovallese Carlo Bollici e il modenese Massimo Rubbiani, una casa e un podere in contrada Palombaretta. Si avvalse anche della garanzia e dell’aiuto
del fratello Giovanni Battista, avvocato come il padre. Si trattava di uno di quei possedimenti che erano stati posti all’asta tra i beni dismessi della Chiesa nel 1864, proprio durante il periodo del suo soggiorno maceratese in qualità di prefetto. Tutto ciò denuncia una forte volontà del Tirelli di entrare in possesso di quei beni che nella seconda parte della sua vita passerà ad ingrandire, abbellire, rendere fertili di interessi e di affetti e dove morirà il 18 aprile del 1887, chiedendo perfino di poter essere sepolto nel cimitero di Morrovalle tra i suoi fedeli coloni, dove ancora oggi riposa.
Tornato nel 1868 dalla Sicilia a Modena come prefetto della sua città, vi rimase fino a tutto il 1875, conducendo, insieme alla sua famiglia, una vita agiata e brillante, tipica dei cittadini ricchi e benestanti della città emiliana. Aveva sposato Louise Baumier Toussaint, dalla quale ebbe tre figlie. In quegli stessi anni la casa di campagna di Morrovalle per la famiglia Tirelli cominciò ad essere considerata “casino di villeggiatura”, soprattutto durante il periodo estivo.
Il 1876 fu un anno molto importante per Giuseppe Tirelli in quanto il 23 febbraio, appena qualche giorno prima della caduta del primo Governo della destra liberale italiana, presieduto da Marco Minghetti che con Tirelli condivideva la nuova visione economica dell’agricoltura, fu nominato senatore del Regno e nell’aprile dello stesso anno prefetto di Pisa.
L’idea di passare il resto della propria vita in campagna doveva però essere già maturata da tempo nella mente di Giuseppe Tirelli se si considera che risale al luglio del 1871 il progetto per allargare la casa dal lato est, quello stesso progetto che poi con qualche piccola variante realizzò prima del 1879 rendendo la vecchia settecentesca casa colonica una gradevole villa padronale di campagna, con i soffitti affrescati e un grande scalone centrale.
Dopo il 1877, per gli ultimi dieci anni della sua vita, Tirelli risiedette stabilmente a Morrovalle. In quegli anni ampliò la sua proprietà terriera nella quale installò una vigna di un ettaro e mezzo che cominciò a curare con passione e competenza, come testimoniano ancora oggi documenti rinvenuti nell’abitazione dall’attuale proprietaria, la prof.ssa Gabriella Almanza Ciotti, e anche le numerose pubblicazioni e gli abbonamenti a riviste specializzate da lui acquistate in quello stesso periodo per tenersi aggiornato.
Nell’ottobre del 1881 vinse un importante premio, bandito dal Ministero dell’Agricoltura e del Commercio, per la miglior vigna impiantata nelle quattro province marchigiane.
In una lettera del Ministero è scritto che “Detta vigna[…]è improntata al sistema Guyot (sistema francese di potatura per ricavare più vino), a un metro di distanza tra ceppo e ceppo con coltivazione unica e contiene quindi 15000 viti delle quali 10000 cabernet-sauvignon, chiamato il re dei vitigni del dipartimento della Gironda, in Francia, le altre 5000 di Malbech, vitigno anche esso dei migliori del bordolese, il quale nella vinificazione si lega con vantaggio al primo nella detta proporzione. La vigna è stata piantata negli esercizi 1872-1873, 1873-1874, 1874-1875 ed è la prima che sia stata piantata in questa provincia”.
Effettivamente il vitigno del cabernet-sauvignon cominciò ad essere impiantato in Italia proprio in quegli stessi anni e la vigna del Tirelli è stata una delle prime. Certamente la prima attestazione italiana di piantumazione del Malbech appartiene a Giuseppe Tirelli.
Dopo la morte del marito, la moglie Louise continuò a vivere da sola nel “casino di campagna” di Morrovalle e a mandare avanti l’azienda per altri cinque anni. Alla morte di Louise, nel 1892, la casa con tutto quello che conteneva (mobili, oggetti di valore, molti e importanti libri come, ad esempio, tutti gli Atti del Governo a partire dall’Unità d’Italia fino al 1877), venne frettolosamente venduta dalle tre figlie al prof. Augusto Mucchi, anch’egli modenese e nipote di quel Massimo Rubbiani che molti anni prima aveva aiutato Tirelli per l’acquisto del podere morrovallese.
Oggi la proprietaria prof.ssa Almanza Ciotti la conserva con cura e rispetto. A lei, socia del Centro Studi Storici Maceratesi, si deve la volontà di ricordare Giuseppe Tirelli con questa Giornata di Studi.

Programma
Biblioteca Comunale di Morrovalle – Palazzo Lazzarini -, apertura dei lavori ore 16,30

- Introduzione del prof. Alberto Meriggi, presidente del Centro Studi Storici Maceratesi
- Saluto del sindaco di Morrovalle, avv. Stefano Montemarani
- Prof.ssa Gabriella Almanza Ciotti: Giuseppe Tirelli e Morrovalle-Storia di una scelta
- Prof. Riccardo Piccioni: Dal Ducato di Modena all’Italia unita. Giuseppe Tirelli nel movimento risorgimentale (1813-1860)
- Dott. Pasquale Cucco: Giuseppe Tirelli prefetto e senatore del Regno d’Italia (1860-1880)
- Prof. Carlo Vernelli: Giuseppe Tirelli e l’introduzione a Morrovalle del Cabernet-Sauvignon

A conclusione dei lavori, in Contrada Crocette di Morrovalle, la Cantina Capinera ha offerto a tutti i partecipanti cozze e pesce fritto con degustazione di “vini tirelliani”.

Il Convegno
La degustazione alla Cantina Capinera
La visita alla Cantina Capinera
30 maggio: conferenza della Prof.ssa Sarti:
Scrivere sui muri: normalità o vandalismo?

Il Centro Studi Storici Maceratesi ha organizzato Giovedì 30 maggio, alle ore 17, presso la Sala Castiglioni della Biblioteca Mozzi-Borgetti, una conferenza tenuta dalla prof.ssa Raffaella Sarti, docente di Storia moderna all’Università di Urbino, sul tema: “Scrivere sui muri: normalità o vandalismo? Un percorso storico a partire dai graffiti del Palazzo Ducale di Urbino (secc. XV-XXI)”.
Scrivere sui muri oggi è spesso considerato un atto di vandalismo e di maleducazione. Ma è sempre stato così? Per rispondere a questa domanda la prof.ssa Raffaella Sarti analizzerà i graffiti che, a centinaia, è possibile vedere sui muri, sulle colonne, sugli stipiti e gli architravi delle porte e delle finestre del Palazzo Ducale di Urbino. La relatrice offrirà al pubblico presente la possibilità di compiere un percorso alla scoperta di un patrimonio ricchissimo di scritte e disegni che spaziano su un arco di cinque secoli e mezzo: dalla metà del XV secolo, quindi da quando il palazzo nella sua forma attuale iniziò ad essere costruito, fino ai giorni nostri. Graffiti in gran parte incisi con oggetti appuntiti, ma anche tracciati a carboncino, sanguigna e matita.
Gli studiosi spesso differenziano le iscrizioni dai graffiti, sostenendo che le iscrizioni sono scritte ufficiali, mentre i graffiti sarebbero scritte trasgressive, fatte senza il permesso del proprietario dei muri, o contro la sua volontà. Nel caso dei graffiti del Palazzo Ducale di Urbino, questa distinzione è molto problematica. Anche i membri della famiglia ducale probabilmente scrissero sui muri, e la stessa cosa fecero i rappresentanti del papa dopo che, nel 1631, il Ducato urbinate venne integrato nello Stato pontificio.
Il caso urbinate permette pertanto di illustrare la varietà di persone – diversissime per estrazione sociale, cultura, età, genere, nazionalità, ecc. – che sui muri scrivevano, dai duchi ai servitori, dai carcerati agli ecclesiastici, dalle guardie svizzere agli studenti. Nel contempo il caso urbinate contribuisce a mostrare l’ampia varietà di scritte e disegni che, per secoli, era possibile vedere sui muri, varietà diversa, per molti aspetti, da quella visibile oggi.
Che cosa si scriveva dunque sui muri? Dalle scritte amorose alle brevi cronache, dalle notazioni meteorologiche agli improperi, dagli evviva al principe alle contestazioni. I disegni a volte rappresentavano uomini, donne, animali, piante, edifici, giochi e simboli. Scritte e disegni sui muri del palazzo urbinate erano numerosissimi: quelli sopravvissuti fino ad oggi ci aprono una insospettata finestra su frammenti di vita quotidiana di secoli ormai lontani.
Ha introdotto il prof. Alberto Meriggi, presidente del Centro Studi Storici Maceratesi.
Italia e Marche
di fronte all'Impero Ottomano
nel Rinascimento
Il Centro Studi Storici Maceratesi ha organizzato per Venerdì 10 maggio, alle ore 17, presso la Sala Castiglioni della Biblioteca Mozzi-Borgetti, una conferenza tenuta dal Prof. Marco Pellegrini dell’Università di Bergamo sul tema: “Italia e Marche di fronte all’Impero ottomano nel Rinascimento”.
Il prof. Pellegrini è tra i più insigni studiosi italiani dell’età moderna e particolarmente del Rinascimento. Nel Maceratese e nelle Marche il tema che è stato trattato nella conferenza risulta abbastanza nuovo e poco approfondito in convegni e pubblicazioni. Tra i molti aspetti che contraddistinsero l’età del Rinascimento vi fu anche il ritorno in vita della crociata, in forme parzialmente nuove rispetto al passato. Le crociate sono ancora abitualmente associate all’idea di Medioevo: l’elenco ufficiale ne conta otto fra il 1098 e il 1270. Ma anche dopo quest’ultima data per un lungo tempo la crociata restò un obiettivo capace di mobilitare emozioni e risorse dell’Europa cristiana. Queste “crociate tardive” non ebbero più come oggetto la lotta per la Terrasanta ma la difesa dello spazio europeo dall’avanzata dell’Impero ottomano. Furono molte: se ne annoverano più di dieci fino alla battaglia di Lepanto del 1571 e altre ne seguirono in età rinascimentale. Rivelatasi perdente nella contesa per i luoghi santi, la guerra santa contro l’infedele venne riscoperta dal Papato tra Tre e Quattrocento come mezzo di mobilitazione collettiva contro il pericolo turco. Durante questo periodo gli eserciti della cristianità colsero più insuccessi che vittorie. Teatro degli eventi fu anche il Mediterraneo e in diverse occasioni anche tutte le coste marchigiane, comprese quelle del Maceratese, ne furono coinvolte. Alcuni studi e pubblicazioni del prof. Marco Pellegrini raccontano di diversi progetti di strategie offensive e difensive antiottomane promossi dal Papato nelle Marche e i loro esiti.
Ha introdotto l’intervento del prof. Pellegrini il prof. Alberto Meriggi, presidente del Centro Studi.

Il Centro Studi Storici Maceratesi ha aperto il calendario degli eventi culturali programmati per il 2019 con la presentazione del libro intitolato “Giuditta da Morrovalle”, scritto dal socio Manlio Baleani, per le edizioni Affinità Elettive. La manifestazione si è svolta venerdì primo marzo, alle ore 16,30, nella Sala Castiglioni della Biblioteca Mozzi-Borgetti di Macerata.
L’avvio del programma annuale è all’insegna di una novità che di primo acchito potrebbe apparire come un passo azzardato per un Centro Studi Storici che si è sempre occupato di ricerca storica, facendo attenzione al buon livello scientifico, cioè documentando tutto ciò che viene riferito. La novità consiste nel fatto che il libro che è stato presentato è un romanzo, ma va sottolineato che si tratta di un romanzo storico ambientato nella prima metà dell’Ottocento, a Morrovalle. La scelta inedita per il Centro Studi di aver accolto la richiesta di un socio di presentare un suo romanzo, nasce dalla costatazione che la trama del racconto si innesta in un contesto di fatti storici realmente accaduti nel Maceratese, tanto che dei dieci personaggi protagonisti ben otto sono realmente esistiti. Tra personaggi veri e fatti realmente accaduti l’autore colloca con fantasia le vicende di una giovane contadina, Giuditta appunto, che va a lavorare in una casa di nobili di Morrovalle dove, tra l’altro, le capita di incontrare un grande della letteratura del tempo, il poeta romano Giuseppe Gioachino Belli, il quale frequentava realmente le Marche e nella nostra provincia si fermava proprio a Morrovalle, ospite a Palazzo Roberti. Scriverà più volte che a  Morrovalle  la sua ipocondria si attenuava e riusciva a vivere con più salute e serenità.
Il Belli  a  Morrovalle  aveva amici e conoscenti e forse il suo cuore batteva forte per la bella padrona di casa, la marchesina Vincenza Roberti che il poeta aveva conosciuto a Roma, in quanto amica della moglie Mariuccia Conti. Le vicende che la fantasia dell’autore propone pongono a confronto due realtà sociali contrapposte, da un lato la vita di campagna, fatta di stenti, di fame e di continue sopraffazioni, dall’altro quella di un ambiente aristocratico, più tranquillo e sicuro, dove si mangiava più volte al giorno, dove ci si vestiva seguendo le mode che giungevano da Roma e dove cominciavano ad attecchire le prime idee liberali. L’autore Manlio Baleani, profondo conoscitore e studioso dei sonetti di Gioachino Belli, ha colto la presenza di questi due mondi contrapposti nell’opera del poeta romano e li ha fatti entrare nella trama del romanzo innestandoli nel contesto di avvenimenti storici realmente accaduti. E gli avvenimenti storici che fanno da cornice alla trama sono quelli che vanno dalla Restaurazione del 1815, quando i francesi lasciarono la città di Macerata alle truppe austriache chiamate dallo Stato pontificio, al tentativo di insurrezione del 1817 miseramente fallito, fino ai moti del 1820 nei quali furono coinvolti i figli del conte Giuseppe Peruzzi che era stato Gonfaloniere di Macerata sotto il governo di Gioacchino Murat. Quelli furono anni nei quali, nelle Marche e nel Maceratese in particolare, alla disastrosa situazione generale causata dal passaggio delle truppe straniere si erano aggiunti i lunghi periodi di carestia nelle campagne e anche il tifo petecchiale che colpiva soprattutto le classi più povere. Nel romanzo vengono citati, oltre alla famiglia Peruzzi, tra cui la nobildonna Lavinia Aurispa, altri illustri personaggi come il conte Lazzarini di Morrovalle, i nobili Solari di Loreto, il conte Monaldo Leapardi di Recanati e la marchesina Vincenza Roberti.
Va sottolineato che per gli avvenimenti storici realmente accaduti l’autore indica in calce al volume le fonti consultate.
Il programma della presentazione ha visto un intervento introduttivo del prof. Alberto Meriggi, presidente del Centro Studi Storici Maceratesi, a cui è seguita la relazione dell’autore Manlio Baleani che si è avvalso della collaborazione, per la lettura di brani, del prof. Fabio Macedoni.
 
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