NORME REDAZIONALI - Centro Studi Storici Maceratesi - Macerata

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NORME REDAZIONALI

Norme redazionali di Studi Maceratesi
(al massimo 30 cartelle da 35 linee circa e per 2000 battute ogni cartella)


TESTO in carattere Times New Roman o Garamond, corpo 12, interlinea 1,5.

1)    Le citazioni di maggior estensione con proprio capoverso e spazio interlineare 1 (brani di
      lettere, documenti o parti di essi, versi, ecc.) in corpo 11.
2)    I passi brevi, fino a tre linee di scrittura, in qualunque lingua, citati da qualsiasi testo stampato o
  manoscritto e inseriti nel contesto dell’autore, vanno segnalati tra virgolette basse [ « » ].
3)    Per singole parole o espressioni in latino o in lingue straniere, non entrate nell’uso comune della  
   lingua italiana, si usi il corsivo.

NOTE
      Le note vanno inserite a piè di pagina (corpo 10 e interlinea 1) con numerazione progressiva in
numeri arabi e con i seguenti criteri redazionali.

      MONOGRAFIE
  1. Cognome dell’autore in MAIUSCOLETTO preceduto dall’iniziale puntata del nome, solo nella prima citazione di un’opera; nelle citazioni successive l’iniziale del nome va omessa.  Il nome deve essere indicato per intero negli eventuali casi di omonimia. Anche i nomi degli autori classici, medievali ed umanistici vanno in maiuscoletto. Per le edizioni di contributi di più autori (raccolte miscellanee o atti di convegno) si raccomanda vivamente di evitare l’espressione AA. VV., ma di inserire i nominativi degli autori
  2. Titolo dell’opera in corsivo. Sempre in corsivo, dopo un punto o i due punti, l’eventuale sottotitolo. In seconda citazione il titolo va abbreviato (si indichino soltanto le parole necessarie ad identificarlo), senza l’abbreviazione « cit. » (es: G. BORRI, Il Quinternone di Ascoli Piceno, Spoleto, CISAM, 2008; nelle successive citazioni: BORRI, Il Quinternone, pp….).. Nel caso di un contributo pubblicato in un volume miscellaneo, al titolo del contributo segue quello della miscellanea, pure in corsivo, preceduto da « in ».
  3. Il cognome del/degli editore/i scientifico/i in maiuscoletto. In tondo, invece, l’espressione del tipo di responsabilità nella lingua del frontespizio.
  4. Numero del volume citato espresso in cifre romane (ed eventualmente della « parte », separata da virgola, in numero arabo), dopo il titolo d’insieme della pubblicazione. Il numero della nuova edizione (in particolare se il testo è stato rivisto e aggiornato) va indicato dopo il titolo e separato dalla virgola, oppure in esponente all’anno di pubblicazione.
  5. Luogo di pubblicazione e editore nella lingua del frontespizio, anno di pubbl.one in numeri arabi.
  6. Titolo della collana cui il volume appartiene va indicato fra parentesi rotonde dopo l’anno di pubblicazione e separato da una virgola dal numero che lo identifica.
  7. Indicazione della pagina o delle pagine con la abbreviazione « p. » e « pp. ».
  8. Tra gli elementi della citazione bibliografica si usi sempre la virgola, eccetto il caso del sottotitolo.


       PERIODICI
1. Per il nome dell’autore e il titolo valgono le norme precedenti.
2. Titolo della rivista in tondo tra virgolette basse «  » preceduto dalla preposizione: in.
3. Indicazione della serie (quando manca una numerazione unica e complessiva dei volumi), numero dell’annata o del volume (in cifre arabe) seguito dall’anno tra parentesi tonde. L’anno va posto fra virgole se l’intera citazione è già tra parentesi tonde..
4. Pagine del contributo o del tratto di testo a cui si rinvia con « p. » o « pp. ». Si citi secondo la paginazione del periodico. Se si ha a disposizione solo l’estratto e si ha incertezza si precisi che la paginazione è dell’estratto.

ESEMPI: W. HAGEMANN, Le lettere originali dei dogi Ranieri Zeno (1253-1286) e Lorenzo Tiepolo (1268-1276) conservate nell’Archivio Diplomatico di Fermo, in «Studia Picena», 25 (1976), pp. 87-111: 100-110 (per la porzione di testo a cui si intende rinviare).

DOCUMENTI
Vanno indicati nell’ordine il nome della città, dell’Istituto, il titolo del fondo e la segnatura; il titolo del fondo in carattere corsivo. Per la numerazione delle carte si adoperi preferibilmente l’indicazione « c. » o « cc. » piuttosto che « f. » o « ff. »; quando si dia il recto e il verso dei fogli si usino le abbreviazioni « r » e « v » (non « a » e « b » che servono a distinguere le colonne: ra, rb, va, vb).

ESEMPI:
CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, (in seguito CVBAV), Cod. Reg. lat. 318, cc. 4r-7v.
 FERMO, Archivio di Stato (in seguito FMAS), Fondo Malefici, vol. 1448, cc. 34r-78v.

Nel caso di eventuali appendici di documenti, si suggerisce di usare i seguenti caratteri:
a) data in tondo
b) regesto o notizia in corsivo
c) segnatura archivistica in corpo minore
d) nelle note si usino i richiami a lettere, anziché a numeri.
Ove occorra, i singoli documenti, brani o pezzi, vengano numerati in cifre arabe.

ULTERIORI AVVERTENZE
9.   Si eviti di inserire nella serie dei numeri progressivi delle note il « bis » o altre note contrassegnate
   con sistema diverso (ad es. con asterisco).
10. Elencando opere di uno stesso autore, si adoperi il punto e virgola come elemento di divisione e la   
sigla IDEM o EADEM per il femminile (meglio ID. o EAD.,) prima del titolo successivo. Ivi, scritto in tondo, va utilizzato in riferimento allo stesso autore e allo stesso titolo della nota precedente (evitare, tuttavia l’orrendo Cf. Ivi, ma semplicemente Ivi, pp….), mentre Ibidem per indicare stesso autore, titolo e pagina della nota precedente.
11. Le abbreviazioni e le sigle di uso più comune sono: n. nn. (numero/i); nota e note per nota e note; f.
ff. (foglio/i); col. coll (colonna/e); v. vv. (verso/i);  c. cc. (carta/e); ms. mss. (manoscritto/i); doc. docc. (documento/i); cf. (confronta); tav. tavv. (tavola/e); fasc. (fascicolo/i); ed. (edizione, edidit); trad. (traduzione); v. (vedi); n. s. (nuova serie).
12. Sono da evitare forme di abbreviazioni come queste: s. ss. (seguente/i, per l’estensione di pagine o
carte); op. cit., loc. cit. (opera citata, loco citato).
13. Sono, infine, assolutamente da evitare, sia per le monografie sia per i periodici, le indicazioni
bibliografiche incomplete, senza cioè tutti gli elementi identificativi precisati sopra.
14. Studi Maceratesi va citato riportando esattamente il titolo completo di ogni singolo volume: D.
PACINI, I «ministeria» nel territorio di Fermo (secoli X-XII), in Documenti per la storia della Marca. Atti del decimo Convegno di studi maceratesi (Macerata 14-15 dicembre 1974), Macerata 1976 (Studi  Maceratesi, 10), pp. 112-172 e, in seconda citazione, PACINI, I «ministeria», pp. 124-129.

 
                      CENTRO STUDI STORICI MACERATESI   via G.Verdi 10/A    62100 Macerata               email  studistoricimaceratesi@gmail.com
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